L’inizio degli studi sull’assertività: Andrew Salter
Cos’è l’assertività?
L’assertività è un termine ampiamente conosciuto e utilizzato al giorno d’oggi, tanto che essere assertivi è diventata l’aspirazione di molti. Dopotutto, l’assertività va ben oltre la comunicazione interpersonale puntuale e diretta, ma comprende anche le capacità di perseguire obiettivi personali e di sapersi rapportare sia alle opportunità che alle avversità della vita. Secondo il Cambridge Dictionary, qualcuno è assertivo quando “si comporta con sicurezza e non ha paura di dire ciò che vuole o crede”. Pertanto, essere assertivi significa avere fiducia in sé stessi e rimanere nel mezzo, senza comportarsi in modo aggressivo o passivo, che sono invece gli estremi all’interno del continuum.
Com’è nata l’idea di assertività?
Ma in fondo, come è nata l’idea che abbiamo oggi di assertività? Quali sono i primi studi a riguardo? Il primo a menzionare l’assertività, anche se indirettamente, è stato lo psicologo americano Andrew Salter, vissuto tra il 1914 e il 1996. Salter, volendo sfuggire all’ondata psicoanalitica così preponderante ai suoi tempi (e che continua ad esercitare molta rilevanza attualmente), ha inventato la Conditioned Reflex Therapy, una terapia che aveva como scopo permettere ai pazienti la libera e leggera espressione di sentimenti ed emozioni.
Facendo un passo indietro, la Conditioned Reflex Therapy è stata fortemente basata sugli studi di Pavlov, il fisiologo russo conosciuto principalmente per il suo lavoro sul condizionamento classico. Il condizionamento classico spiega come uno stimolo neutro, se associato a uno stimolo incondizionato, può causare lo stesso effetto dello stimolo incondizionato. Per rendere le cose un po’ più semplici, possiamo prendere come esempio gli esperimenti che lo stesso Pavlov fece con i cani nel suo laboratorio. Egli sapeva che il cibo (stimolo incondizionato) provocava la salivazione nei suoi cani (riflesso incondizionato), ma era interessato a scoprire gli effetti che un campanello (stimolo neutro) poteva avere se suonato prima della consegna del cibo. Col tempo i cani cominciarono a capire da soli che il campanello indicava l’arrivo imminente del cibo (diventando uno stimolo condizionato) e cominciavano a salivare nel momento in cui esso suonava (riflesso condizionato).
In breve, il riflesso condizionato (o Conditioned Reflex) è una risposta a uno stimolo condizionato proveniente dall’ambiente, che può essere osservato non solo nei cani, ma in vari animali, compreso l’uomo. Se da piccoli, ad esempio, dovessimo vedere le nostre mamme urlare (stimolo incondizionato) quando giochiamo con un ragno o un altro animale considerato pericoloso (stimolo neutro), e questo ci facesse salire paura (riflesso incondizionato), allora solo l’atto di vedere un ragno nel futuro (stimolo condizionato) può causarci una reazione di spavento (riflesso condizionato).
Salter, tuttavia, è andato oltre la teoria di Pavlov e ha riflettuto sulle possibili conseguenze di quando le nostre aspettative non vengono soddisfatte dall’ambiente. Dopotutto, cosa può succedere quando si suona il campanello ma il cibo non arriva? Che danni potrebbe causare ciò? Questo è quello che in psicologia chiamiamo inibizione.
Inibizione ed eccitazione emotiva
Nell’inibizione, le emozioni considerate positive (come la gioia e l’entusiasmo) vengono private quando le nostre aspettative sono violate, per lasciare il posto a emozioni considerate negative (come la tristezza, la rabbia e la delusione). Tuttavia, anche le emozioni negative possono essere inibite, se non vengono giudicate appropriate in un determinato ambiente o in una determinata situazione. Questo, ad esempio, è ciò che provano molti ragazzi e uomini quando sentono la frase “gli uomini non piangono”. Pertanto, le emozioni positive e negative possono essere inibite, portando la persona ad avere paura di esprimersi in generale.
Fortunatamente esiste un’alternativa all’inibizione: l’eccitazione. Questo fenomeno avviene nel momento in cui l’ambiente ci permette di esprimere liberamente o quasi le nostre emozioni, siano esse positive o negative. Imparare che è bello provare tutte le emozioni e non essere giudicati per la loro espressione, soprattutto durante l’infanzia, è importante per modellare il nostro carattere e indirizzarci verso il tipo di persona che saremo in futuro. Le persone che hanno vissuto o vivono in ambienti eccitatori riescono ad essere più felici, più sicure e assertive. Questa è la base della teoria di Salter: per essere più assertivi dobbiamo essere in grado di esprimere liberamente ciò che proviamo.
Essere assertivo significa saper esprimersi
La Conditioned Reflex Therapy, quindi, dichiara che esistono due tipi di persone: persone con carattere inibitorio e persone con carattere eccitatorio. Le persone con un carattere inibitorio hanno paura e tendono a non sapere come esprimersi in modo chiaro e sicuro, mentre le persone con un carattere eccitatorio sono dirette, responsabili, e agiscono in maniera proattiva. Inoltre, a loro tendenzialmente non importa molto il giudizio altrui. In altre parole, le persone con quest’ultimo carattere sono persone assertive.
Come si può diventare più assertivi secondo Salter?
Essere una persona dal carattere prevalentemente inibitorio, secondo Salter, non significa però essere incapaci di cambiare. La sua terapia era focalizzata proprio su questo: plasmare l’ambiente del paziente affinché diventasse sempre più eccitatorio, per poter consentire la libera e completa espressione dei suoi sentimenti. Lo psicologo in questione disponeva di diverse tecniche a questo scopo, ma una delle più rilevanti era il cosiddetto “condizionamento verbale”. Questo metodo all’interno della Conditioned Reflex Therapy si basa sul rinforzo positivo (attraverso elogi o interesse, ad esempio) delle parole pronunciate dal paziente che rappresentano atteggiamenti, pensieri o convinzioni più focalizzati sul comportamento eccitatorio (o assertivo), e sull’interruzione dei riflessi rinforzanti del comportamento di tipo inibitorio. Questo processo è efficace perché noi, esseri umani, siamo costantemente alla ricerca dell’approvazione sociale. Di conseguenza, rendere l’ambiente in cui la persona vive sempre più eccitatorio, invece che inibitorio, permetterà a quest’ultima di essere a poco a poco più assertiva e di esprimersi liberamente.
Conclusione
Come già accennato, Salter non ha menzionato direttamente la parola “assertività” nei suoi libri o nelle sue pubblicazioni, ma possiamo vedere chiaramente quanto sia stato importante il suo lavoro affinché si arrivasse al concetto di assertività odierno. Anche se a poco a poco, lo psicologo ci ha mostrato quanto l’ambiente possa essere essenziale nel plasmare l’assertività in noi esseri umani, e che possiamo diventare sempre più assertivi scegliendo i luoghi e le persone giuste da frequentare. Ora tocca a noi, sulla base di studi più moderni, comprendere come l’assertività possa portare a conseguenze positive nella nostra vita. Del resto, in questo mondo frenetico, diventa fondamentale non solo cercare o creare ambienti sani che, secondo le parole di Salter, hanno un aspetto più eccitatorio, ma anche saper mantenere l’assertività di fronte alle avversità e difficoltà della vita.
Gabriela Andreghetti
Bibliografia
Salter, A. (2019). Conditioned Reflex Therapy: How to be Assertive, Happy and Authentic and Overcome Anxiety and Depression. Watkins Publishing.